Oslo, il progetto Barcode

Barcode Oslo, storia complessa. Una delle cose che avevo evidenziato nell’articolo Oslo cosa vedere, era il risentimento popolare verso il progetto barcode.

Mi rendo conto che riassumere la complessità del progetto barcode Oslo con queste semplici parole è un po’ troppo semplicistico. Il vecchio detto per cui le risposte semplici a problemi complessi sono molto probabilmente sbagliate è un mio mantra, per cui voglio rimediare.

Oslo, c’era una volta il progetto Barcode

Qualche anno fa, mi sembra fosse il 2007, secondo un sondaggio del quotidiano Aftenposten, circa il 70% della popolazione di Oslo non era favorevole al progetto barcode. Furono anche raccolte circa 30.000 firme per bloccarne l’iter che avrebbe portato alla realizzazione della nuova area. 

Oggi, sempre secondo l’Aftenposten, sembra che la percentuale di chi non vede di buon occhio la nuova area che sorge a ovest del centro di Oslo, si attesti intorno al 50%. Proprio per questa ragione qualcuno si è spinto a dire che in fondo quello che è successo è che un progetto architettonicamente provocatorio, almeno per i tradizionalistici standard della capitale norvegese, è stato in qualche modo “digerito” e compreso, fino al punto che adesso non disturba più.

Barcode Oslo. Eccolo qui il famigerato quartiere, sulla sinistra la parte realizzata, sulla destra quella ancora in fase di realizzazione. La baia di Oslo si trova sulla destra.
Barcode Oslo. Eccolo qui il famigerato quartiere, sulla sinistra la parte realizzata, sulla destra quella ancora in fase di realizzazione. La baia di Oslo si trova sulla destra.

L’analisi che potete leggere qui è interessante e non dubito che ci sia del vero nel fatto che il nuovo venga in genere accettato con fatica. Allo stesso tempo però ridurre tutte le critiche all’incapacità di apprezzare le novità più provocatorie, quasi che Oslo fosse piena di borghesi reazionari che si oppongono al cambiamento, mi sembra ingiusto nei confronti di tutti quelli che hanno sollevato dubbi più che legittimi. 

In questo articolo tutti i dubbi sono elencati in maniera abbastanza precisa. Le critiche sono principalmente rivolte a due aspetti del progetto Barcode.

Un'altra vista della strada che taglia in due il progetto Barcode Oslo.
Un’altra vista della strada che taglia in due il progetto Barcode Oslo.

Barcode Oslo, prima serie di critiche

La prima serie di queste critiche riguarda il punto di vista architettonico. Il colpo d’occhio offerto dal barcode è infatti in netto contrasto con la città di Oslo e con il paesaggio che la circonda. Arrivando dal mare Oslo si è sempre presentata come una città di case basse, aperta, con moltissimo verde sia all’interno che intorno alla città stessa. Dalle basse colline intorno al centro è stato sempre possibile vedere la baia, proprio perché gli edifici non bloccano la visuale.

Il progetto barcode rompe con questa tradizione e crea una “barriera” di grattacieli che ostacolano la visuale da e verso la baia. Inoltre, in un paese così a nord, il problema dell’esposizione ai raggi solari non è di secondaria importanza e l’avere come “vicino” un grattacielo, non aiuterà certo.

Una vista dell'Oslo Opera House (in bianco sulla sinistra) e del progetto barcode dalla collina di Ekeberg. La foto è di Helge Høifødt
Una vista dell’Oslo Opera House (in bianco sulla sinistra) e del progetto barcode dalla collina di Ekeberg. La foto è di Helge Høifødt

Seconda serie di critiche

La seconda serie di critiche riguarda il tessuto socio/culturale della città e ciò che il barcode dice a questo proposito. Sempre nell’articolo sopra citato l’architetto Peter St. John ha definito “volgare” il progetto e si è stupito che una nazione ricca come la Norvegia potesse concepire una cosa simile. A vederlo così, dall’alto, anche io avrei situato un progetto sfrontato e “aggressivo” come il barcode in tante altre città europee ma non a Oslo, che ha fatto della sobrietà, semplicità e morigeratezza delle bandiere finora mai ammainate. Sono proprio questi caratteri a far si che la città sia una delle capitali più vivibili, a mio parere paragonabile forse solo alla canadese Ottawa.

Qui vedete la famosa Oslo Opera House, molto apprezzata da turisti e cittadini, e sullo sfondo le palazzine, ancora da ultimare, del progetto. I grattacieli più alti sono sulla sinistra, fuori dalla foto.
Qui vedete la famosa Oslo Opera House, molto apprezzata da turisti e cittadini, e sullo sfondo le palazzine, ancora da ultimare, del progetto. I grattacieli più alti sono sulla sinistra, fuori dalla foto.

In effetti la formula per cui si creano costosi appartamenti ai piani alti di un grattacielo, per i pochi che se lo possono permettere, e poi si costruiscono un po’ di spazi commerciali e uffici, senza creare luoghi di aggregazione, senza spazi pubblici, è un modo di costruire un po’ vecchio e miope, una formula che può anche sedurre l’occhio ma lascia freddo il cuore. Perché alla fine Oslo soffre dei soliti problemi che hanno un po’ tutte le capitali: mancanza di alloggi, elevato costo degli appartamenti che ci sono (e della vita), progressiva riduzione degli spazi pubblici, comprese le aree verdi.

Barcode Oslo, a cosa serve?

Una vista della baia di Oslo dalla sommità dell'Opera House.
Una vista della baia di Oslo dalla sommità dell’Opera House.

Vista in questa prospettiva, a chi va incontro il progetto barcode? aiuta le fasce più deboli o arricchisce i soliti? è davvero questo il futuro? (in effetti mi rendo conto che parto dal mio punto di vista per cui anche l’architettura deve avere una funzione sociale, punto di partenza su cui non molti architetti saranno d’accordo). Il semplice contrasto con l’Opera House di Oslo, un progetto che fa della fruibilità di tutti i suoi spazi da parte del pubblico la sua carta vincente, è sufficiente per poter dire di aver fatto qualcosa di bello e di utile? stiamo andando troppo sul filosofico se diciamo che anche Oslo è caduta preda della febbre da ostentazione come una Dubai qualsiasi?

In ogni caso meditate e prima di trarre conclusioni apocalittiche aspettiamo il completamento del progetto. Per ora godiamoci questa vista.


Il post sul progetto barcode Oslo è finito. Qualche suggerimento se volete proseguire:

Qui possiamo provare a risparmiare qualcosa ad Oslo!

Oppure possiamo ripiegare sulla “economica” Copenaghen.

Infine, andare a Lisbona in un weekend!

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